Buio.. 26 Gennaio 2006 – Posted in: splinder – Tags:

Leggevo il diario di un’amica, a cui è capitato qualcosa di analogo a me.
Descriveva ogni minuto di quella giornata, già, perchè quando i tuoi si lasciano senza volerlo ti ritrovi ad avere quella giornata.
La giornata che mai dimenticherai, in tutti i suoi attimi..
E di quella giornata che voglio parlare, già..
Ne voglio parlare perchè credo che parlarne sia bene, l’ho fatto poche volte, con poche persone ma mai completamente.

Avevo appena 14 anni, il mio compleanno era passato da una quindicina di giorni in modo quasi del tutto normale,
sebbene le voci su un presunto tradimento di mio padre rendeva tutto più fragile,
ma noi in famiglia fingevano che nulla fosse successo, giustificando la nostra reazione col fatto che quelle "voci paesane" erano solo ingurie..
…Tutto qui…
In quei giorni avevo male al collo, ricordo che girano per l’ala del liceo con una sciarpa ben stretta al collo, non ero molto sociale a quei tempi, anche perchè per la testa avevo le mie cose.. era il primo anno poi, e non sapevo che tutto sarebbe cambiato da lì a 48 ore.
In quei giorni ci fù qualche litigio a casa mia, solita routine familiare.. con una differenza sola, mia madre piangeva e mio padre taceva davanti alla tv.
Non era mai accaduto in vita mia, di solito non si parlavano per un pò di ore e la mattina dopo li si trovava sorridenti a prendersi un caffè la mattina.
Questo non succedeva più, di mattina mio padre il caffè se lo faceva per se e non voleva più portarlo su a mia madre, cosa che succedeva raramente invero, ma almeno succedeva.
Io chiedevo sempre il perchè e mio padre mi faceva una strana faccia, come per dirmi "Vuoi sentirti il vero motivo? Lo so che non vuoi, quindi stai zitto!"..
E io stavo zitto, si stavo zitto..
Avevo una paura fottuta del futuro.

La famiglia era per me l’unica certezza nella vita, non avevo amici, non avero fidanzate, avevo solo una cosa oltre la famiglia..
e questa era il computer.

Una sera, una delle tante, mia madre e mio padre discuterono un pò troppo animatamente, mia madre salì su per le scale e si sedette sull’ultimo pianerottolo, in lacrime.. e credetemi, sentire una madre in piangere in quel modo, piangere perchè stremnata da un qualcosa di ignoto, non è affatto bello.
Io e mia sorella rimanemmo giù per qualche decina di secondi, mio padre si sedetta sulla poltrona e fissava la tv, sebbene fosse spenta.
Io preso dal panico salii sopra, da mia madre, e mi sedetti al suo fianco.
Lei mi strinse la mano, io con uno sforzo la strinsi di mio sebbene non amassi questo tipo di contatti.
E ripetè più volte che la causa dello sfasciamento della famiglia era sua, incolpava se stessa perchè era colpa sua se litigavano, perchè era lei l’ingenua credulona che si faceva condizionare dalle "voci paesane" quando non c’era nulla di preoccupante.. eh no.

Io la fissavo, ricordo ancora il suono del mio respiro, è strano ma è così’..
Non credevo che fosse possibile, ma è vero, quando alcune disgrazie succedono tendi a ricordare più i particolari che altro..
E quella si che era una disgrazia per me.

Scusa diario, a questo punto devo fare una piccola pausa, nella mia mente affiorano troppi ricordi e devo sistemarli uno dietro l’altro, perchè da questo punto in poi la mia vita è cambiata sul serio.. e il mondo davvero mi cadde addosso.

….
….
La serata passò, bene o male passò, mia madre scese giù e si diresse in cucina, senza fiatare, senza guardare.
Sistematicamente prese a lavare i piatti ancora sporchi, io e mia sorella non sapendo cosa fare ci dividemmo.
Chi in cucina e chi in salone, l’una dalla mamma e l’altro dal papà, così, istintivamente.. ci bastò uno sguardo.
Io ancora non intuivo cosa stesse per accadere, eppure mancavano poche ore, solo poche ore e sarebbe successo.. si sarebbe successo.
…Cosa sarebbe successo lo scoprirete a breve…

Il mattino seguente mio padre ancdò a lavoro come sempre, quel giorno io non andai a scuola a causa del mal di collo, mia sorella fu accompagnata da mio padre che, a mia insaputa, le disse che "Aveva problemi con mamma", mia sorella ascoltò e ribatte per quanto possibile per poi tacere e scendere dall’auto, mettersi la propria maschera da perfetta scolara e andare a scuola, cercando di dimenticare tutto almeno per quelle poche ore.
Io nel mentre ero a casa a dormire, mia sorella a scuola, mia madre al lavoro e mio padre anche..
Ed è proprio sul posto di lavoro di mio padre che foglio soffermare un attimo i ricordi, già, perchè quel giorno non c’era solo mio padre nel suo ufficio…
..No, non c’era solo lui..
C’era anche il mio padrino, marito della sorella di mia madre..
Papà disse lui che c’erano dei problemi in famiglia, e che la stessa mattina sarebbe andato a casa, avrebbe lasciato mamma, per poi andare a scuola e venire a prendere noi figli, spiegandoci tutto e riportandoci a casa.
Mio zio ascoltò, senza ribattere e uscì prima possibile da quell’ufficio maledetto.
Torno a casa e rimurginò su quel che doveva fare.
Poche ore dopo mio padre tornò a casa, mia madre da poco era tornata anch’ella ed io ero giù, in cucina, con lei.
Aprii il cancello vedendo la macchina di papà e aprii il portone, lui vedendomi rimane impietrito.. aveva scordato che io rimasi a casa.
Non si aspettava che io stessi lì, ma ciò era accaduto a causa del male al collo…

Abbandonò l’idea di lasciare mia madre e finse ancora per una volta, per qualche ora, prima di tornare al lavoro.
Mia sorella nel mentre arrivò da scuola e la giornata continuò, stranamente, in modo normale.. almeno fino alla sera.

Di sera, quando mia madre tornò da lavoro io e mia sorella avemmo la notizia.
Mia madre, grazie al mio padrino nonchè mio zio, aveva saputo delle intenzioni di mio padre e con le lacrime agli occhi ci informò che aveva scoperto un conto di albergo, intestato a mio padre ed alla sua segretaria.

..Mi cadde il mondo addosso..

"Corri! Corri Leandro! Prendi le chiavi di casa, le chiavi della macchina di papà appena arriva, le carte di credito, le schede del cellulare, tutto! "
"Corri Leandro, corri dannazione. Sii più veloce del vento. Perchè quando papà arriverà dovrai togliergli tutto, e dovrà avere le palle per dire tutta la verità altrimenti non uscirà da questa casa! "

E io così feci, aspettai papà, appena arrivò nascosi tutte le chiave e il resto e tornai in salotto dove la discussione aveva preso inizio da pochi secondi.
Subito le accuse di mia sorella e mia madre, mio padre che si difendeva con un "Ma che state dicendo?" e io che guardavo incredulo la scena.

Non potevo crederci, la mia vita stava prendendo una piega strana..
E io non potevo farci molto.
Potevo solo tacere e guardare

Accuse su accuse, grida, pianti, disperazione..
Non ricordo la lite in tutti i suoi momenti, anche perchè non durò molto.

Dopo una sedia a terra e mio padre furibondo poichè i suoi "progetti" erano falliti, io diventai il protagonista della scena.
Già..
Mio padre voleva uscire, la porta blindata era chiusa e iniziò a ruggire verso di me, d
icendomi di aprire.
"Leandro apri questa cazzo di porta, non farmi incazzare! Ho mantenuto la calma fino ad ora! Cazzo apri!"
E io così feci, tremante porsi le chiavi dell’auto e di casa a papà.. e tutto sembrò finire.

Vedevo la mia vita andar via in una mercedes verde scuso, a tutto gas, portandosi dietro i più bei ricordi e la rabbia verso un padre bugiardo.
Le ore seguenti furono un vai e vieni di telefonate rifiutate, io e mia sorella provanno a chiamare papà il quale, solo verso una certa ora, fu rintracciabile e disse noi di non preoccuparci, avrebbe dormito in albergo per shicarirci le idee…

Andaddo tutti a dormire, mia sorella con mia madre..
Ignara che da quel giorno avrebbe sempre dormito con lei fino all’inizio dell’unioversità.

Il mattino seguente sentimmo suonare il citofono.
Io e mia sorella eravamo ancora a letto, mia madre aprì la porta e in silenzio fece entrare mio padre, senza disturbare noi..
O forse per non falci alzare e vedere la squallida scena.

Mio padre negò di voler ritornare a casa e salì sù, entrando in camera da letto dove dormiva mia sorella.
Inizio a prendere alcune giacche e pantaloni e alla rinfusa li tenne sul braccio.
Entrò in bagno e prese lo spazzolino e alcune boccettine di quello che sembravano profumi o dopo barba, non so dirlo con certezza.
Mia madre iniziò a piangere, ininterrotamente e io e  mia sorella ci alzammo dai nostri letti..
Andando a vedere cosa mai setsse succedendo.

vedemmo in flagrante mio padre con i vestiti in mano, e mia madre a terra, in lacrime.
Mia sorella iniziò a gridare dicendo che non poteva andar via, mio padre rimase freddo.. e fissava i propri figli e la propria casa, forse per darle un addio.
Deglutii mentre le lacirme cadevano a fiumi sulle mie guance, ora era davvero finita.

Mio padre scese le scale, mia sorella si sedette al fianco di mia madre e io rimasi lì.
Io, ragazzino di 14anni, col cuore davvero spezzato e una vita che aveva preso una strada difficile, troppo difficile per me, rimasi li, immobile.
E piangevo..

Credevo che il buio
fosse oltre l’infinito,
immaginavo di scavare
un buco senza fine
per cercare il nero
più profondo della notte.

Credevo di dovermi
isolare in cima
ad una vetta
per ascoltare
il silenzio assoluto.

Non sono andato
oltre l’infinito,
non ho scavato
un buco senza fine,
non sono salito
su una vetta.

Ho trovato il nulla,
il nero della notte,
il silenzio più assoluto,
in un solo attimo.
L’attimo in cui hai deciso di andar via..

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