La mia bambola dimenticata… 8 Dicembre 2009 – Posted in: Leandro.

La polvere...

"Con le bambole ci si può solo giocare , qualcuno le dimentica in fondo ad un cassetto o su uno scaffale .
Alcuni dimenticano anche che queste hanno un’ anima ed un carattere.
Qualcun’altro ne ha timore ,avranno occhi di vetro ma riescono a guardare al di là delle apparenze .
Non si rompono perché hanno imparato ad essere forti .
A volte si sentono come un elefante, non sempre sanno essere una farfalla."

Un giorno qualcuno mi scrisse queste cose, chissà se le ho davvero capite.
Pezzo importante della mia auto-cura è tornare indietro nel passato, a piccoli passi.
Ho il vizio, sin dagli albori di questo diario online, di lasciarmi tutto dietro ed andare avanti.
Non che la cosa sia di cattivo gusto o che non abbia i suoi privilegi, ovvio.
Ho imparato negli anni, e pochi mi superano in questo, a sputare polvere.
Magia dell’autodifesa.
Sputare polvere, trucco di ragazzino ma che funziona.
Basta prendere le proprie idee, i propri pensieri, e poggiarli in un posto.
E fin qui ci siamo, io prendo il tutto e li scrivo qui.
Poi, però, arriva la magia.
Che non è roba da tutti.
Insomma, uno scrive e già dopo pochi attimi se dovesse rileggere… non riconoscerebbe se stesso.
Il mutevole significato della vita e mutevole anche chi, dal suo lato, ne descrive l’essenza.
Scrivere è l’incantesimo della vita, per me.
Allora, visto che di incantesimi non ne posso avere più data la mia età e la mia ombra ormai stanca di esser così nera, ho deciso di curarmi.
Lentamente, giorno dopo giorno, mi riapproprio del mio passato trascurato.
Di solito un po’ tutti tengono caro il proprio passato.
Lo prendono e lo poggiano da qualche parte per poi spolverarlo e renderlo meno vecchio ogni tanto.
A volte lo si prende per farlo guardare ad altri.
In pochi fanno come me.
Lo depongono lì e non lo guardano più.
Lasciandolo spolverare a chi passa per quelle parti, lasciando al tempo ogni possibile lezione di vita.
E forse è questo stratagemma che più mi ha arrugginito gli ingranaggi.
Qui dentro è tutto arrugginito.
Eppure non sembrava marcio.
Ma lo è.

Ed è per non spezzarmi che mi curo.
E la mia cura non avrà fine a breve, di certo.
Ma io intanto inizio, da stasera inizio, per non finire mai… perché mai il mio passato finirà.
Devo riflettere su ciò che mi accade, imparando le lezioni… per poi ripetermele all’occorrenza.

 

 

Ed inizio dalla mia bambolina nel cassetto.
Forse la mia bambolina non ha un nome, forse non è solo una, ma pian piano mi ci sto avvicinando.
Le bamboline non sono delle vere e proprie bambole, meritano anche loro il rispetto.
Non sono sempre forti, non sono sempre lontane.
Sono semplicemente persone.
Vanno rispettate… ed amate.

Ce n’è una proprio ora che sta facendo come me, scrive e si sente bene.
Ce n’è un’altra che sta in giro e pensa a chissà cosa protetta dal suo trucco e dalla pelle senza imperfezioni.
Un’altra ancora è in giro e si rende ridicola per i suoi amici.
E c’è l’ultima che cammina, bella da morire, ma dentro lentamente muore.

 

Le mie bambole sono tante e non son di porcellana,
sono belle ed hanno tutte una collana,
c’è chi ci gioca per poi buttarle via,
ma io le prendo e le porto a casa mia.

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