Paris 6 Aprile 2010 – Posted in: splinder – Tags: paris, viaggiare
E’ forse il viaggio la rivoluzione dell’anima?
E’ come essere eternamente in sfida, uno contro tutti, uno contro nessuno.
Iniziare con il capire le cose davvero importanti, tanto importanti da portarsele con sè anche lontano.
E’ tutta una scelta, alla fine.
Ho scelto le mie canzoni, i miei scatti, le mie piccole matite colorate.
Ho portato con me un profumo, un regalo, un’idea lasciando a casa l’orologio, lancette che altrove non hanno senso.
No, davvero, un senso non lo hanno.
E non si è mai soli, mai.
C’è sempre il mondo a fare i conti con te, ci sono le lingue diverse ed il meteo.
Domani ci sarà la solita pioggia o un sole caldo?
I bambini, a Parigi, sembrano già cresciuti.
Sarà quel francese con suoni diversi, saranno i genitori tranquilli che li guardano o solo il sole che buca le nuvole dense di pioggia, io non lo so, ma sembrano dei piccoli adulti.
Ed io in una città per giganti mi sento piccino.
I palazzi non sono per noi, le strade sembrano binari per treni maestosi e c’è qualcosa che guida tutti.
Gironzolare a Parigi è come navigare con la Stella Polare lì ne cielo, non si perde mai il riferimento.
Che tu sia sul fiume o sul monte, che tu sia in periferia o al centro… basta alzare gli occhi per capire quanti passi mancano al sospiro.
Sarà sciocco, banale, ma è proprio così: c’è una torre alta trecento metri che ti dà tranquillità sedando ogni tuo sconforto.
Una città brulica di vita sotto i suoi occhi, come una grande mamma osserva tutto e tutti.
Osserva la sua Parigi, da anni ricongiunta con la sua grande mamma.
Ed è bello sapere che anche lontano ci sono occhi materni che ti guardano fare i tuoi passi, piccoli passi da uomo.
E’ la dolce metafora della sicurezza, questa.
Sapere che c’è qualcuno che ti osserva tacendo, si interessa a te lasciandoti andare avanti.
Ti guarda riposare e a volte tornare indietro, guarda le tue immense debolezze in quellabirinto senza fine.
Ti guarda morire, o nascere, in questa notte senza fine.
E non c’è passato nè presente, a Parigi.
C’è solo la vita che scorre e continua, una Cattedrale che non ha mai smesso di ospitare persone e preghiere.
Cresce con le sue piccole leggende, prosegue senza fine come il fiume che le scorre dentro: il sangue che nutre l’immenso battito di una città.
E’ un bel viaggiare quello che passa per Paris, la città immensa.
E nell’immensità ho sentito di avere delle forze.
Solo in mezzo a tanti riusciamo a guardare noi stessi, solo davanti all’arcobaleno riusciamo a sentire il colore che è in noi.
Ed io l’ho sentito appena, c’era.
Ed è stato il ricordo più bello che quella città potesse lasciarmi.