Un urlo muto. . . 30 Aprile 2010 – Posted in: splinder – Tags:

Non ho il mio computer da quindici giorni, ecco spiegato il silenzio su queste pagine.
Non è mai facile abbandonare le abitudini, forzare i ritmi quotidiani per evitare consuetudini piacevoli, obbligarsi a ad una prova di forza che va,a volte, ben oltre le tue forze.

È stato un travaso, ed ora posso capire le piante che poverine si vedono cambiare di vaso, uno dopo l’altro.
In realtà è per il loro bene.
Ed è cosi che ho voluto metabolizzare il tutto, vedere gli eventi arrivare come se fossero motivati.
Per il mio bene.
Perché fa bene cambiare sedia per vedere la tavola da un altro punto di vista.
Valutare le briciole di pane con le spalle al sole, sentire il fastidio dello spigolo e la comodità di avere una finestra di fronte.
La vita è un’immensa fonte di luce, spesso ne sono accecato e chiudere gli occhi per un pò, lo giuro solo un pò, non fa male come si crede.

Ho valutato uno ad uno i miei amici.
Ho scelto la mia ora per andare a letto e ho imparato a capire il mio corpo.
Ho atteso il fiatone dopo due piani di scale fatte di corsa, ho sentito l’odore della polvere ed il piacere di uno starnuto.
Mi sono concesso al sole, ho fotografato il mondo e chi lo vive per esprimere quello che in me succedeva.
Ho parlato con stupore a me stesso, sono sempre quello di un tempo.

Le mie radici lente stanno cercando nuovi bordi, nuove mete da arrivare.

La mia pelle attende impaziente nuovi pezzi di vita da scrivere con dolore con ago sterile.
E ci sono i miei occhi, riposati ma inespugnabili.

È stata questa la sfida più dura.
Quando nessuno può entrare nei tuoi occhi come fai a dire al mondo che qualcosa proprio non va?

È come urlare senza voce.
Un sordo mondo che non vuole sentire, un muto dolore da patire.
Ma c’è qualcosa nei suoni ovattati di un mondo senza tempo come il nostro che ancora riesce a stupirmi.

Il silenzio.

Quando sei solo apprezzi il silenzio, unico momento in cui il vero sottofondo della tua vita sei tu.
E non è un modo di dire. . . È davvero cosi, via le auto ed i tram, gli insulti di un romano alla guida o la telefonata di due amanti . . . C’e il tuo respiro.

Ed il respiro è il solo rumore che c’è, prendi il fiato leandro. . . arriva il silenzio.

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