Chi crea e chi corre via. 17 Dicembre 2010 – Posted in: splinder – Tags:

C'è una soddisfazione infinita nel passare lo sguardo sulle persone e sugli oggetti
e saperli piccoli e finiti
come tanti campi di grano separati da un recinto
e ti ci sei stato in quei campi, li hai visti tutti e sai di comandarli,
di averli tra le mani,
l'uomo di tutti che da lontano li guarda poi svilupparsi con le stagioni,
li guarda e tace, sapendo di esserne parte in qualche modo,
di averne piantato parte un tempo.

La soddisfazione del creatore, la chiamano.
Ma se il grano fosse altro e non grano ma persona
e tutto il suo svilupparsi negli anni anche se ciclico altro non sarebbe che vita, pura vita,
propria vita in cui il cratore non è altro che un morboso animale come tutti che vuol star lì a sentirsi artefice
senza sapere che di artefice ce n'è uno solo e che non si può guardare negli occhi,
ne prender per le mani,
troppo grande e inifinito anche per essere guardato.
Anche per essere guardato.

Vince il creatore malato che non sa di esserlo, lui si che vince.
Lo vedi lì sulla collina e guardarci tutti, per lui sue piccole creazioni,
ma lui non lo sa questo,
sa solo che deve creare ancora,
e ancora,
e ancora,
e che quella è vita.

Lui, creatore, c'è nato.
Noi, creature, ci siamo diventate.

E allora io corro per non essere contaminato dal suo sguardo,
per essere solo frutto di me stesso anche agli occhi suoi,
come se potessi insegnargli che così funziona nella vita,
che così deve essere.

Io corro via, ci riuscirò?

Io scappo, riuscirò a volare?

Inseguimi pure, non mi farò acchiappare.

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