Ridateci i sogni. 29 Marzo 2013 – Posted in: Me

Signori, è finita.

Fermatevi per davvero una buona volta e state attenti a me che vi sto parlando con tanto di garbo ed educazione. Vi dico e ripeto: E finita. Posate le armi, buttate via i coltelli. Basta. A che serve squarciarsi le palle per mille cose che ormai non esistono più come l’aria pulita, ad esempio, e l’erba verde. Che poi manco il vicino ce l’ha più bella e più verde di noi, è bruciata quella e la nostra come i sogni dei figli di una patri andata e che mai più tornerà. Torneranno le risate e tornerà l’estate ma queste lambrette trepitanti non ce le ridaranno più, come la pinasco e tutte quelle foto in bianco e nero.
Le vere foto in bianco e nero.

E cazzo, cazzo. Cazzo se c’erano sogni nei cassetti tanto da riempirli e strabordare, uscire di prepotenza che non potevi più evitarli ad un punto e magari, proprio nel momento peggiori, uscivano fuori. So la storia di un tizio che era in auto, al casello, e mentre pagava gli è uscito fuori un sogno. Così, dal cassetto. Forse non lo aveva ben chiuso, lo aveva troppo pieno. Ma sta di fatto che ne uscì fuori un sogno, un sogno intimo e pieno di emozioni. Il tizio panse con il casellante.
Pianse. E ansimando disse:
“Voglio una sera di estate tra i pini e l’odore di mare quando c’era il mondo enorme ed occhi troppo piccini per vederne il barlume. Ed il cuore batteva forte per cose semplici. Semplicicome pane e marmellata, il burro fatto in casa e quella mozzarella che colava latte ovunque. Latte, non merda mafiosa di prima qualità. Capisci? Capisci cosa mi è successo? Me l’hanno strappata via l’immagine della serenità, il prototipo del bello e del buono, della pace. Della quiete.”

il casellante voleva quasi regalargli il biglieto e farlo andare, non tanto per l’emozione ma per la coda. Era ferragosto e c’era davvero tanta, ma tanta gente. Ma il tizio continuò, ormai in trance. In un sogno esploso in bolle di sapone volanti.

“Io non me lo scorderò più il giorno in cui c’era quel tramonto rosso e mia sorella mi vide. Non scorderò il mare e la sabbia, i calzoni di Guido che pian piano si strofinarono ai miei. Che poi non so dove sia non c’entra un cazzo. Era amore quello. Era amore.”

 

Ed io me lo son chiesto, un pò come tutti immagino, cosa cazzo avrà fatto poi questo. C’è da pensarci, no?
Se ne sarà andato piangendo? Si sarà asciugato per poi scendere dall’auto e iniziare una scena da film americano su per l’entrata dell’A1 di Caianello, vicino Caserta, oppure sarà semplicemente tramortito lì, per qualche attimo, prima di ripartire.
Ripartire con il cassetto ancora mezzo pieno, aspettando la prossima rottura di bolle.

« Come acqua.
Così che io non possa guardare. »