Patetiche iniezioni. 4 Agosto 2013 – Posted in: Me
Allungo le braccia a segnar la disponibilità ad eventuali trattamento, il dottore guarda quasi stupito ma poi accettando di buon grado inizia con il laccio emostatico e procedere con la pratica, oscena, di quel che noi chiamiamo vita.
Chiudo gli occhi e ripeto, a me e lui: faccia presto, non c’è tempo, non c’è modo. Faccia presto.
Non c’è fretta che tenga, non c’è modo peggiore, ma solo lo strazio di chi urla senza riuscire a rompere il vetro che separa gli uomini uno alla volta, l’uno dall’altro. Vidi un pazzo rompersi i denti per urlare forsennato di essere amato. Amare, poi, chissà cosa avrebbe mai potuto volere un pazzo qualsiasi: baci? carezze? E’ pur sempre amare quello?
A mio modo risi di un buffa situazione, continuai a camminare sotto la pioggia che calda copriva tutto ciò che toccava: tergere la pelle sporca non aiuta l’anima a guarire come guardar l’orizzonte non ci fa volare. Allora preso dal gusto della rivoluzione decisi di cambiar mondo, di cambiar vita, di cambiar strada: armando di buon grado con scarponi e volontà mi diressi verso La Mecca della tranquillità in terra: puntai le braccia calde di chi mai mi ha rifiutato.
A nulla è servito.
Insaziabili voglie di chi vaga nel mondo, patetici sogni da ragazzino stracciati da adulti repressi. Miscugli di apatie e socialità, di colpe e insicurezze: sono iniezioni patetiche di realtà parallele ed inesistenti a rendermi tranquillo in notti funeste e solitarie nel buoio di queste mura.
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Devi capirlo – mi disse – devi capirlo che ognuno vede la vita a modo suo e che non c’è modo di capirsi tutti se non con qualche parole, se non contrattando. Un pò come al mercato, capisci?
Si – risposi, secco – capisco benissimo.
No, non capisci affatto – ribatté, convinto e duro – non capisci un cazzo di quello che ti dico perché continui convinto per la tua strada senza chiederti mai se potrebbero essercene altre migliori o, almeno, diverse.